Viaggio nel cuore di una Sardegna insolita

Viaggio nel cuore di una Sardegna insolita

Quando pensiamo alla Sardegna è normale che la nostra mente immagini i colori meravigliosi del suo mare. Eppure le meraviglie di Sardegna non finiscono qui. Ce ne sono altre più nascoste, antiche, piene di fascino. Questa terra antichissima custodisce al suo interno tesori architettonici, archeologici e naturali. Scoprirai villaggi nascosti nel ventre di una montagna, regge millenarie, curiosi borghi, canyon dove vivono specie uniche al mondo e conformazioni rocciose dalle forme strane. Oltre a questi, i musei, le feste tradizionali e una cultura enogastronomica invidiabile ti catapulteranno dentro la storia di un piccolo mondo che, nel corso della sua lunga vita, ha costruito un’identità diversa da ogni altra. La Sardegna è fatta del sapore della sua terra spesso difficile da domare, del rumore del suo vento, del verde delle sue foreste, del calore del suo sole, del profumo del mirto e dell’elicriso che si diffonde nell’aria.
In questo articolo ti porteremo alla scoperta del cuore dell’isola: un viaggio difficile da dimenticare.

Le magiche feste popolari di Sardegna

In Sardegna, le feste popolari e i riti che portano con sé hanno un’aura di sacralità. Qui si esprime in tutta la sua forza l’anima più autentica di una terra dove magia e religiosità si fondono spesso e volentieri, così come il passato e il presente.
Fra le manifestazioni più caratteristiche dell’entroterra ci sono sicuramente Autunno in Barbagia (conosciuto come Cortes Apertas), Primavera in Gallura e Domos Abbeltas che catapultano i visitatori negli antichi usi e costumi della società rurale gallurese di un tempo.
Molti altri sono gli eventi a cui vale la pena partecipare durante tutto il corso dell’anno, come i Carnevali dell’Ogliastra e della Barbagia con le loro famose maschere.
Per conoscere le date in cui questi eventi si svolgeranno ti consigliamo di consultare il web.

Il Museo del Costume di Nuoro

In Barbagia, cuore dell’isola, fra il verde della vegetazione e il blu del cielo sorge Nuoro. Questo importante centro ospita il maggiore Museo Etnografico della Sardegna che porta il nome di Museo della Vita e delle Tradizioni Popolari Sarde. Conosciuto come il Museo del Costume, offre un’imperdibile rappresentazione della vita tradizionale sarda in ogni suo aspetto: dal lavoro alla festa, dai modi di abitare e di vestire alla cucina, dalla religiosità alle credenze popolari. Qui troverai anche una straordinaria raccolta di costumi tipici dell’isola e una sala dedicata al Carnevale barbaricino.

La cucina tipica barbaricina

Non si può conoscere un luogo senza aver assaggiato la sua cucina. L’enogastronomia della Barbagia offre i sapori di un tempo, quelli realizzati con prodotti genuini, da gustare seduti a tavola, in buona compagnia e senza fretta.
Fra gli antipasti sicuramente raccomandiamo un bel tagliere di prosciutti, salsicce di cinghiale e formaggi. Potrai scegliere tra ottimi pecorini e vari tipi di ricotta fra cui Sa Frue, dal sapore leggermente acidulo e salato.
Fra i primi piatti, su pani frattau è fatto con strati di pane carasau conditi con sugo e formaggio pecorino e sopra uovo. Una vera bomba energetica! Oltre a questo puoi assaggiare una porzione di sos maccarrones (gnocchetti sardi) preparati in vari modi.
Il più iconico fra i secondi piatti barbaricini è anche la star assoluta della cucina del Centro Sardegna: il maialetto allo spiedo. E poi c’è la pecora lessata con patate e cipolle, la coratella fatta con interiora cotte in tegame, e sa cordedda, sempre a base di interiora.
Fra i dolci, sa sebada è il dessert immancabile nel menù dei ristoranti di tutta l’isola. Si tratta di un disco di pasta ripieno di formaggio dolce che viene fritto e ricoperto di zucchero o miele. Poi ci sono i savoiardi sardi, sos papassinos e, dolci tipici del carnevale, sas orillettas.
E fra i vini? Beh, qui il re è lui: il Cannonau.

Il Museo delle Maschere Mediterranee di Mamoiada

A venti minuti di auto da Nuoro, in direzione sud, si arriva a Mamoiada. Qui, in un momento particolare dell’anno, un rumore sordo di campanacci invade l’aria e la terra trema. È il momento in cui, in occasione dei fuochi di Sant’Antonio Abate che danno il via al Carnevale tra il 16 e il 17 gennaio, i Mamuthones sfilano per le strade. Insieme agli Issohadores, così diversi nelle movenze e nell’aspetto, portano con sé tutto il fascino ancestrale di riti pagani nati in tempi antichissimi.
Il Mamuthone è la maschera più famosa di Sardegna, quella con il volto scolpito nel legno cupo (sa visera), pellicce di pecora nere e pesanti campanacci. Se visiterai il Museo delle Maschere Mediterranee di Mamoiada troverai un’esposizione di maschere e reperti dell’intera area mediterranea.

Orgosolo, il paese dei murales

A circa 25 minuti di auto in direzione est si arriva a Orgosolo. Visitare questo luogo è come scorrere con le dita le ruvide pagine di un libro che parla di Sardegna, dove la storia è dipinta sui muri delle case. Orgosolo, infatti, è famoso per i suoi murales ed è una sorta di paese-museo che ha un legame strettissimo con le sue radici barbaricine e con gli usi e costumi di un tempo. I disegni sui muri parlano di politica e cultura, di lotte popolari, di vita dal sapore talvolta amaro. Orgosolo è la patria del canto a Tenore, patrimonio dell’Umanità Unesco, e del Banditismo Sardo, fenomeno che alla fine dell’Ottocento rese tristemente celebre il paese nelle cronache italiane.

Tiscali, il villaggio nascosto nella montagna

A circa un’ora da Orgosolo, in direzione est, si trova un sito archeologico celato nella cresta di un monte: il villaggio ipogeo di Tiscali. Dopo un’escursione in fuoristrada prima e a piedi poi, ti troverai di fronte un insediamento nuragico (ovvero appartenente all’antica civiltà sarda che abitò l’isola nell’età del bronzo e l’età del ferro) unico nel suo genere. La sua particolarità è di essere incastonato in un’enorme cavità di origine carsica nata da uno sprofondamento della montagna omonima. Raggiungere Tiscali regala la stessa pelle d’oca di quando si scopre un tesoro: dopo un impegnativo trekking sul pendio del rilievo, si arriva all’interno della caverna scoperchiata. Qui si cammina lungo un sentiero che percorre il bordo della dolina, fiancheggiando un precipizio di 200 metri, ed eccoli là: i ruderi del villaggio plurimillenario. Questa è sicuramente una delle tappe obbligate dell’escursionismo nell’isola, ma è meglio non improvvisare e affidarsi alle guide locali.

La gola di Gorropu, il canyon più spettacolare d’Europa

A circa un’ora e 20 di auto in direzione sud arriviamo alla gola di Gorropu, una spaccatura nel Supramonte dell’Ogliastra profonda 500 metri e lunga un chilometro e mezzo. Il modo più facile per raggiungerla è parcheggiare l’auto nel passo di Genna Sìlana e da qui percorrere un sentiero di un’ora nel cuore più selvaggio dell’isola.
Su Gorropu è un vero tesoro naturale: nelle sue pareti si vedono fossili datati tra i 190 e i 60 milioni di anni fa ed è uno scrigno di biodiversità con alcune specie di flora e fauna che esistono solo qui. Un luogo suggestivo come questo non poteva che alimentare leggende: la tradizione narra che sia abitato da creature mostruose e dal diavolo stesso, che in un punto preciso della gola si vedano le stelle in pieno giorno e che, la notte, sboccino i magici fiori della felce maschio.

La Maschera di Pietra di Golgo

La settima tappa è una delle attrazioni più curiose di Sardegna: una delle numerose rocce dalle forme strane che vegliano sull’isola da tempo immemore, modellate dagli agenti atmosferici. A circa 50 minuti a sud-ovest dalla gola di Gorropu, nel territorio di Baunei, si trova la Maschera di Pietra del Golgo, detta anche Faccia Litica. Percorrendo un sentiero che fa un breve e facile giro ad anello nell’altopiano, ti troverai davanti una parete rocciosa alta 10 metri dalle sembianze umane. Gli occhi scuri e cavi, la bocca semi aperta… un enorme volto di basalto che osserva le foreste di Sardegna.

Il monte Perda Liana, monumento simbolo dell’Ogliastra

La zona dell’Ogliastra è caratterizzata da monti calcareo-dolomitici la cui forma assomiglia a un tacco di scarpa, detti appunto “Tacchi”. A circa un’ora e mezza di macchina dalla Faccia Litica in direzione sud-ovest si trova il più famoso dei tacchi ogliastrini: il monte Perda Liana. Sorge nel territorio di Gairo, è visibile a grande distanza ed è stato dichiarato monumento naturale nel 1993. Un processo di erosione climatica, durato decine di milioni di anni, ha dato vita a questa “torre” che punta verso il cielo e che, secondo alcune leggende popolari, conterrebbe la porta dell’inferno.

Su Nuraxi

Concludiamo il nostro viaggio nel Medio Campidano visitando uno dei luoghi più emblematici dell’antica storia di Sardegna: il villaggio nuragico di Su Nuraxi, nel territorio di Barumini.
Il sito si trova a circa un’ora e 40 minuti di auto dal Perda Liana in direzione sud-ovest ed è la più importante eredità degli antichi sardi che abitarono l’isola migliaia di anni fa.

Questo popolo è conosciuto anche con l’appellativo di “civiltà delle torri” perché costruì i nuraghi, ovvero edifici a forma tronco-conica realizzati con pietre a secco di diverse dimensioni disposte in cerchi concentrici sovrapposti. Emblematiche e misteriose, queste costruzioni possenti sono silenziose testimoni di pietra di una civiltà unica al mondo.
L’area archeologica di Su Nuraxi comprende un nuraghe complesso – il cui mastio in origine era alto 18 metri – e un esteso villaggio di capanne, un luogo così unico da essere dichiarato Patrimonio dell’Umanità Unesco nel 1997.

La Sardegna è fatta di eterno, di antico, di mito, di spazi aperti dove lo sguardo si perde. Di etereo tanto quanto di indistruttibile. Di leggende trasportate dal vento e di storia scolpita nella pietra o ricamata su tessuti pregiati. Di musica e di festa così come di grandi silenzi.
Fare un viaggio nell’entroterra sardo sarà come tuffarsi in un’esperienza magica, ricca di cultura, bellezza e fascino. Uno di quei viaggi che, quando giungono al termine, vorresti solo ricominciare da capo.

By Chiara Musino

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