Intervista con il cantante Peter French


Intervista esclusiva con la grande voce dei Leaf Hound e Atomic Rooster 

Il 13 luglio 2019 gli inglesi Leaf Hound suoneranno a Brudstock a Vigonovo Di Fontanafredda, Pordenone per un concerto da non perdere!
I Leaf Hound nascono alla fine degli anni ’60 con il cantante Peter French che esalta il blues rock nel loro primo album “Growers Of Mushrooms”pubblicato  nel 1971. Da questo debutto avranno un successo internazionale le canzoni  “Freelance Fiend” e “Drowned My Life In Fears”, negli anni seguiranno molti albums, abbandoni e reunion, Peter è entrato a far parte degli “Atomic Rooster” e nei riformati Vanilla Fudge sotto il monicker di “Cactus”.
Abbiamo incontrato Peter French per una intervista in occasione dalla calata italiana dello scorso anno con gli Atomic Rooster a Brudstock, ecco a voi la nostra chiacchierata:
Cesare Greselin; Come stai caro Peter?
Peter French; Oggi stò meravigliosamente bene in questa bellissima città, l’Italia è il paese che amo di più.
CG; Cosa ne pensi del Festival di Brudstock e di questa zona d’Italia?
PF; Stupendo, favoloso, sono stato trattato calorosamente, in modo così meraviglioso e tutte le persone ti  abbracciano, il clima delle montagne, l’Italia è così bella che è imbattibile.
CG; Hai qualche progetto da solista in programma e con gli Atomic Rooster?
PF; La gente mi ha chiesto se mi sarebbe piaciuto fare un altro album da solista perché il mio primo album da solista è uscito molti anni fa. Ho alcune canzoni, ballate che posso usare con i Rooster, è un bel lotto di canzoni originariamente scritte accanto a Steve Bolton. Ora stiamo suonando il materiale dei due migliori album a mio parere degli Atomic Rooster “Death Walks Behind You” e “In Hearing Of Atomic Rooster” che è stato il miglior periodo rock della band.
Brani come “Tomorrow Night” e “Devil’s Answer” sono canzoni spettacolari. Abbiamo dei bei concerti, andiamo in Polonia in Norvegia, forse la Germania ci è stato chiesto di tornare in Italia ed io ne sono stato felicissimo.

CG; Come ti ha scelto Vincent Crane?
PF; Beh, ho fatto un album intitolato “Leaf Hound” con mio cugino e lo abbiamo scritto insieme, la nostra band si chiamava “Black Cat Bones”, abbiamo preso il nome e fondato una nuova rock band, perché ci annoiavamo a suonare sempre blues. Così abbiamo realizzato l’album dei Leaf Hound che è diventato piuttosto leggendario, sono molto orgoglioso perchè l’originale LP, per i collezionisti di vinile vale una fortuna”
Vincent ha ascoltato l’album e così anche John Du Cann ed entrambi mi hanno chiesto di unirmi alla band. Poiché John non si considerava il cantante principale, voleva un cantante solista, un frontman.
Quindi mi hanno chiesto di venire in studio e provare a registrare “In Hearing Of”, cosa che ho fatto e mi è sembrato fantastico, purtroppo poco dopo che sono entrato nella band, John ha lasciato il gruppo causa un litigio con Vincent. Quindi Rick Parnell e Steve Bolton si sono uniti alla band per le sostituzioni e abbiamo fatto il tour americano, il tour canadese e suonato in vari altri posti. Ecco com’è andata.
CG; Hai anche suonato su l’album “Beck, Bogert, Appice”?
PF; No, non ho cantato, ho scritto il testo di “Lady” e “Lose Myself With You” su quell’album, in precedenza ero con i “Cactus”. I Cactus si sono formati dallo scioglimento dei “Vanilla Fudge” dopo aver fatto un tour per sbaglio con “Led Zeppelin” che li ha fatti letteralmente volare giù dal palco. Così hanno formato i “Cactus”,  hanno fatto due album e poi sono stato chiamato a fare “Ot ‘N’ Sweaty”, che è stato registrato dal vivo nello studio di Porto Rico, nello stesso momento in cui Jimi Hendrix stava registrando “Electric Lady Land” a New York . “Ot ‘N’ Sweaty”, è un album favoloso, ha catturato il vero rock ‘n’ roll, ha catturato la magia del live e quella in studio e ha ottenuto ottime recensioni in tutta l’America, abbiamo fatto due tour americani è stato super.
Purtroppo Carmine non ha dato ascolto a Rod Stewart e Ron Wood, che lo consigliavano di non abbandonare il progetto “Cactus” perché Beck non è affidabile, pensare che Cactus in quel momento era una band molto forte. Così  sono tornato in Inghilterra.

CG; Puoi parlarmi di “Randy Pie”?
PF; “Randy Pie” sì, sono tornato ancora legato per contrato con quest’organizzazione americana che non mi avrebbe permesso di uscire da questo contratto, quindi per tre anni non ho potuto fare qualsiasi cosa, non una sola cosa. Quindi Mick Batory era solito dirigere la Chappell Music e aveva un’ottima band tedesca chiamata “Randy Pie” che aveva già fatto un paio di album e stavano cercando un cantante inglese. Ho fatto l’audizione e ho vissuto a Amburgo per tre anni e ho registrato “Fast Forward” dove ho scritto la maggior parte dei testi e ho fatto due tour in Germania e questo è “Randy Pie”. Poi ho fatto il mio album da solista in Germania.
CG; Sì, per favore, raccontateci di “Ducks In Flight” era il titolo, giusto?
PF; Quello è accaduto con Polydor che ha licenziato “Randy Pie”, mi hanno chiamato in ufficio e mi chiesero se volessi fare un album da solista? Ho detto di sì, ma solo se potessi tornare in Inghilterra per registrarlo perché non conoscevo nessun musicista tedesco. Così sono tornato in Inghilterra e ho ottenuto Geoffrey Haslam per produrlo, che aveva prodotto l’album dei Cactus. Poi ho preso Kenny Jones dai “Faces”, poi Brian Robertson dai “Thin Lizzy”, dagli “Whitesnake” Micky Moody, Tim Hinkley alle tastiere un sacco di musicisti fantastici. Abbiamo realizzato quest’album “Ducks In Flight”, che abbiamo registrato nello studio di Jethro Tull, ecco com’è nato.

CG; Ascoltando “Leaf Hound” in uno dei brani il suono e quello dei Led Zeppelin, vi hanno influenzato, sei d’accordo?
PF; Amo i Led Zeppelin, sono andato a vederli molte volte, posso vedere una connessione da qualche parte, può succedere, non è stato fatto intenzionalmente di sicuro.
CG; Hai fatto qualcosa anche con gli “Yardbirds”?
PF; Sì, in effetti, l’ho fatto, ho fatto un paio di brano di un album che era una compilation intitolata “Family Tree: Birds Of A Feather” pubblicata nel 2007.
CG; C’è qualcosa che vorresti aggiungere alla mia intervista che non ti ho chiesto?
PF; In tutta sincerità siamo stati accolti in modo fantastico, quindi la band ed io non vediamo l’ora di regalarvi un grande spettacolo stasera, in modo che l’anno prossimo ci fate tornare.
CG; Grazie per l’intervista e ci vedremo stasera al concerto.



Courtesy A.N.L. Articolo e foto by Cesare Greselin




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