Intervista a Stefano Gianino bello, bravo e autentico

Credit_Andrés Hernandéz

Intervista a Stefano Gianino bello, bravo e autentico

di Laura Gorini

L’attore può permettersi il lusso di vivere la propria autenticità e metterla al servizio del proprio lavoro

Stefano Gianino è indubbiamente un giovane uomo che non passa inosservato. Dotato di un fascino magnetico, è oggi uno degli attori più interessanti del Cinema Italiano tra le nuove leve. Lo abbiamo ammirato di recente in Vanina nonché in Makari. E ha già avuto modo di lavorare a una serie di respiro internazionale come The White Lotus. Ecco che cosa ci ha raccontato di se l’artista siciliano.

Stefano, hai partecipato alla seconda stagione della serie TV internazionale The White Lotus. Che ricordi hai del provino?
É stato molto divertente, ricordo in particolare che feci la mia presentazione come si usa fare solitamente per i provini, poi mi chiesero di farla da personaggio e li ho iniziato a divertirmi con quello che poi è stato il mio ruolo in questa serie di grande successo.

Per chi non ha ancora avuto il modo di vederti in azione in tale direzione, con quali parole descriveresti il tuo personaggio?
Niccolò è un bello e dannato, un affabulatore è un giovane ricco di passione, mosso da interessi economici, ma con un lato romantico. Un gigolò che resta vittima delle sue stesse passioni.

Credit_Andrés Hernandéz


Si dice che ogni attore debba indossare, una volta che raggiunte il set e si senta il rumore del ciak, una maschera e che per lui sia più facile fingere anche nella vita reale… La tua opinione a riguardo?
Shakespeare scriveva: “tutto il mondo è un palcoscenico” questa è certamente una verità.
Non parlerei di finzione, credo che rispetto ad altri mestieri l’attore può permettersi il lusso di vivere la propria autenticità e metterla al servizio del proprio lavoro.

In realtà, anche per via dei Social, oggigiorno si tende a non essere sempre se stessi. Si teme così tanto il giudizio degli altri o forse siamo ancora noi i più terribili giudici di noi stessi?
Secondo me siamo sempre noi stessi, ma mostriamo ciò che vogliamo mostrare, personalmente ritengo che condividere il mio percorso nel mondo della recitazione con un pubblico virtuale sia una bella cosa, una storia che mi piace raccontare che non si discosta molto dalla realtà. Personalmente ritengo che sia giusto raccontare momenti di gioia e di dolore senza nascondersi dietro le maschere di cui parlavamo prima. C’è chi lo fa e c’è chi invece preferisce confezionare un bel pacchetto andando verso la disumanizzazione della persona. Come canta un grande cantautore bolognese “Nessuno vuole essere Robin”, ma sempre e solo i numeri 1!

white lotus


Si sostiene che le donne facciano squadra ma poi si nota che il più delle volte tendano a scontrarsi anche in maniera molto forte. E il cameratismo maschile esiste o no sul set?
Posso dire un grande SI, sui set in cui sono stato fino ad oggi ho sempre trovato degli ottimi compagni di lavoro, credo che c’è una forza interiore dentro di noi, forse dovuta anche ai percorsi di carriera più o meno sofferti che viene condivisa. É una sensazione bellissima, sei parte di una ciurma di pirati che lotta per un obiettivo comune.

Ti è mai capitato di sentirti in imbarazzo prima di girare una scena?
Certamente si, quell’imbarazzo che deriva dalla straordinarietà di un evento. Per esempio prima di The White Lotus non mi era mai capitato di fare una scena di nudo frontale, era una cosa che mi eccitava e spaventava allo stesso tempo. L’eccitazione di fare qualcosa di inusuale e la paura di essere etichettato come una persona senza il minimo pudore e quindi senza scrupoli.

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Quando ti rivedi tendi a trovare dei difetti?
Avrei potuto radermi meglio, scherzi a parte, quando ho rivisto la scena sono stato davvero soddisfatto di come un momento che poteva risultare volgare abbia acquisito un carattere per certi aspetti sublime.

Da uno a dieci quanto ti consideri critico verso te stesso e gli altri?
10.

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