
Quattro chiacchiere con Gabriele Missaglia
di Laura Gorini
Un buon scrittore per sapere cosa scrivere deve essere in grado di sintetizzare la propria opera in una frase e deve essere in grado di dimostrarla
Gabriele, che ci azzecca un laureato in Giurisprudenza con la Letteratura e soprattutto con quella dedicata ai ragazzi?
Ci azzecca tanto. Un buon scrittore per sapere cosa scrivere deve essere in grado di sintetizzare la propria opera in una frase e deve essere in grado di dimostrarla. Insomma, non dico che bisogna scrivere con l’intento di scimmiottare un’arringa, ma avere questo tipo di mindset aiuta tantissimo nel processo creativo. Io per esempio, proprio per questo motivo, non mi sono mai scontrato con il temibile blocco dello scrittore, perché nel mio mondo non è concepibile: se sai sintetizzare tutto il tuo racconto in una sola frase, la direzione non ti manca, quindi non ti resta che procedere.
In realtà, se si legge con attenzione, Sara e I Mille Mila, si nota il tuo amore per la Legge. Non per nulla la ragazza si trova, a un certo punto, innanzi a una commissione. Possiamo vedere questa scena come un tuo omaggio a ciò che hai studiato?
Sono uscito da Giurisprudenza con una tesi che trattava di un argomento: quando il diritto è giusto? Esiste un diritto giusto? E a questo punto ci aggiungerei perfino: che cosa è il diritto? Di fatto, si tratta di norme umane, che hanno come obiettivo la convivenza; come i loro creatori, peccano di tutti i difetti che animano coloro che le votano, le approvano e infine le applicano. Il diritto infatti è nato a Roma, più precisamente sull’isola Tiberina, perché in un paio di metri quadri dovevano convivere lestofanti, assassini e rapinatori. Vatti a fidare! In un mondo ideale, le azioni non dovrebbero essere guidate dal diritto: non ce ne sarebbe bisogno.
Sara non ha studiato sui libri ma è stata la vita la sua grande maestra. Credi che sia veritiero, per l’appunto, il detto latino che essa lo sia in toto per noi esseri umani?
Sì, perché i manuali sono una sineddoche della vita; l’insieme completo dell’esistenza ci costringe anche a concepire che nello stesso momento co-esistano due opposti che si contraddicono, violando l’intramontabile principio di non contraddizione. Sarà che adesso ci sono scrittori, autori, pensatori poco bravi, ma il detto che la realtà supera la fantasia presuppone proprio questo: che le fattispecie che muovono le corde della vita sono così tante che il nostro intelletto non le può, o non le riesce a comprendere, rendendola un maestro carico di insegnamenti nuovi, ogni volta che giriamo l’angolo di una strada.
E a te, ad oggi, che cosa ha insegnato?
Mi ha insegnato che non sempre il merito è premiato, ma che comunque per raggiungere un obiettivo è necessario sacrificare qualcosa del medesimo valore. Questo è il requisito minimo.

Se dovessi mettere sulla bilancia, su un piatto ciò che ti ha dato e nell’altro ciò che ti ha tolto, quale sarebbe il più pesante e perché?
Questa è una domanda complessa, nel senso che deve essere analizzata. Molto spesso quello che mettiamo sulla bilancia per essere valutato, ha sia dei pro e dei contro, e per questo, molto spesso, gli stessi piatti della bilancia si mischiano perché un dono può avere anche degli aspetti di condanna. Per esempio, io sono molto caparbio, ma questo carattere mi fa anche essere molto rigido, con il paraocchi, come se dovessi correre verso una meta senza guardare il paesaggio mentre arrivo alla destinazione. E del resto, anche aspetti oscuri e poco discussi come la morte, presentano dei doni: e questa non è solo una citazione di Harry Potter. Può essere vista come fine, come liberazione, perfino come stimolo considerando la grande livella rende tutto relativo e quindi possibile.