Intervista a Riccardo Mangiacapra, scrittore introspettivo e sincero

Intervista a Riccardo Mangiacapra, scrittore introspettivo e sincero


di Laura Gorini

Archimede è vittima due volte, è vittima non solo della sua famiglia, ma è vittima di sé stesso, incapace di ribellarsi e di cambiare quel mondo.

Un romanzo forte e che fa molto riflettere La Tela di Archimede di Riccardo Mangiacapra. Archimede, il suo indiscusso protagonista, è un uomo che ha molto sofferto nel corso della sue esistenza. Lascia la Sicilia ma non dimenticherà mai il passato. E tra la sua sete di vendetta il testo scorre che è un piacere.

Archimede con I’nformatica e le materie scientifiche ci sa fare e con i sentimenti? Sa davvero aprire il suo cuore?
Non credo del tutto, nella sua vita c’è molto dolore, molto disagio a stare in quel mondo. Archimede è vittima due volte, è vittima non solo della sua famiglia, ma è vittima di sé stesso, incapace di ribellarsi e di cambiare quel mondo. Solo alla fine della tessitura della sua tela, si sentirà libero da quelle catene che troppo spesso, lo hanno legato a quella terra di sofferenza.

Certamente è una persona che ha sofferto ma che non ha saputo sempre combattere per ciò che amava e che contava per lui a cominciare dal suo primo amore. Che cosa scatta in lui per farlo crescere e cambiare?
Ad un certo punto della sua vita , si rende conto delle occasioni perdute che il suo fuggire non basta più. Non basta allontanarsi dal male, il male lo segue come un ombra e ogni sua titubanza provoca dolore a quelli che lui ama. Quel male va sconfitto, assorbito e restituito.

Ogni cambiamento può essere visto come una piccola grande rivoluzione. È dunque per questo che oggi spaventa molte persone?
Archimede cerca nelle città dove vive di scrivere delle pagine nuove della sua vita. Ogni volta che cambiamo prospettiva vediamo altro paesaggi, non è sempre piacevole se siamo abituati a vedere solo un orizzonte. La “lezione” di Archimede è che per cambiare veramente, si deve fare i conti con quello che si è lasciato dietro le spalle.

La paura, a tuo avviso, può farci diventare talvolta più audaci? 
La paura è adrenalina, molti atti di coraggio sono figli della paura. Se impariamo a conoscere le nostre paure, ci conviviamo e allora scatta in noi quel senso di superarle, di vincerle. Quelli che dicono di non aver paura, prima o poi fanno i conti con le loro apparenti sicurezze.

E l’audacia può, di contro, portarci a commettere gravi errori?
L’arroganza e la saccenza possono portarci a commettere gravi errori, il gesto dell’audace se consapevole dei rischi che può provocare è sempre encomiabile. Parlando di Sicilia, terra di mafia e antimafia, non trovi che solo gesti audaci hanno permesso e permettono, di debellare questo territorio dalla criminalità?


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